Sonetto, una poesia di Serafino Santoro
Palazzo Antica Via Appia è un’antica dimora un tempo appartenuta alla famiglia Santoro e oggi trasformata in lussuoso B&B. Quando la struttura fu rilevata, al suo interno si rinvenne una quantità notevole di foto e documenti risalenti al XIX secolo. Fra essi, anche una raccolta di poesie scritta da uno degli antenati della famiglia Santoro, il signor Serafino. Poeta d’occasione, questi era solito comporre in occasione, appunto, di specifici eventi a lui contemporanei. Il sonetto che ha ispirato la creazione del quadro sopra raffigurato (e di cui l’autrice autorizza la pubblicazione a Palazzo Antica Via Appia), fu scritto in occasione delle nozze fra Serafino Santoro e Giovanna Pomarici Santomasi, e viene di seguito riportato:
Sonetto
Sono accese le Tede, e innanzi all’Ara,
Giovanna e Serafin sono d’Imene:
Amor le destre loro congiunte tiene,
Mentr’essi fedeltà giuransi a gara.
Se Amor li stringe, non si mostra avara
Fortuna, e a lor dispensa a mani piene
Torrenti di piaceri, e di ogni bene;
Sì che fu scelta in ciel coppia sì rara.
Ecco, o Santoro, il tuo desir compiuto.
Beltà ti godi, che il pennel d’amore
Pianger non potrà, nè ha mai potuto.
Costei se avesse Paride veduto
Tra le dee, con scorno e con rossore
Venere il pomo non avrebbe avuto.
– Serafino Santoro, XIX secolo